ANNA OTTOBONI BONCOMPAGNI
Anna Ottoboni Boncompagni, figlia del principe di Urbino e duca di Sora, sposò don Nicola Sergio Muscettola, quinto principe di Leporano , e si recò a vivere con lui nel castello omonimo. Alta, elegante aveva i capelli color del mogano e lo sguardo dolce e malinconico; amava suonare il violino per sollevamento delle cure delle anime e per allietare le serate del castello luperanese.
Il Mandrillo racconta che la principessa possedeva un violino realizzato da Giuseppe Antonio Guarnieri, detto del Gesù, e tra i suoi pezzi preferiti vi era la Sonata Decima di Arcangelo Corelli. Anna dette al principe due figli: Francesco, il primogenito, morì a sette mesi e il secondogenito, al quale fu dato lo stesso nome, nacque il 24 marzo del 1761, ma sopravvisse di poco alla madre. Anna, infatti, non superò bene il parto e, a causa delle sue precarie condizioni di salute, il bambino fu affidato alla cure di una nutrice, una certa Giovanna Castellano. Nonostante tutte le precauzioni, la giovane principessa morì il 24 aprile dello stesso anno. Erano le hore quindici circa. Anna aveva solo ventott’anni e fu sepolta con tutta la pompa possibile nella Chiesa parrocchiale, nella cappella dei Muscettola.
LA TARANTELLA
Non c’era festa o riunione nella nostra provincia che non terminasse con canti e balli, accompagnati dal suono dell’immancabile tamburiedde; la più diffusa era una danza tradizionale conosciuta fin dal Medioevo e detta pizzica pizzica oppure tarantella.Questo ballo veniva eseguito anche in chiave terapeutica
A Taranto e in Puglia in genere, la fantasia popolare, forse fondata su fatti di isterismo, voleva che l’individuo morso dalla tarantola, un ragno variabile nel colore e nelle dimensioni, per poter guarire dagli effetti del morso, dovesse abbandonarsi alla musica e a movimenti sfrenati, il cosiddetto ballo di San Vito. Il tarantismo nelle sue molteplici accezioni era un complesso mitico-rituale che si avvaleva simbolicamente della musica, della danza e dei colori. La taranta avvelenava con il suo morso manifestandosi secondo una varietà di caratteri psicologici che andavano dalle tarante libertine, che trasmettevano comportamenti lascivi, alle tarante tempestose o mute e tristi oppure ancora alle tarante dormienti , che erano resistenti a qualsiasi trattamento esorcistico. La taranta colpiva soprattutto le donne, in particolare quelle in età pubere, le sposate insoddisfatte e le zitelle, le quali, una volta morse, rimanevano “legate” al ragno per tutta la vita. I sintomi della malattia si attenuavano solamente dopo che veniva celebrato il rito attraverso la musica e il ritmo ossessivo degli strumenti, tra cui il violino e il tamburo. La taranta è una danza cantata in movimento vivacissimo, che solitamente si balla in coppia, facendo schioccare le dita a mo’ di nacchere. Tra gli strumenti viene utilizzato il tamburello a sonagli e la suonatrice di tamburello era solita intonare strofette umoristiche oppure amorose, a volte erotiche.
La pizzica pizziche
e vvi ci balle mone
lu palumm'è la palomma
LE CLARISSE
Il monastero delle Clarisse fu fondato per volontà testamentaria del dottore fisico Raffaele Pesce. La costruzione ebbe inizio nel 1596 contemporaneamente a quella della Chiesa. Nel 1610 entrarono le prime clarisse e tutte e tre provenivano dalla cittadina di Gravina : erano suor Massimilla, la badessa, suor Vincenza la rotera e suor Angela, la maestra delle novizie, che furono subito tantissime. Le tre suore furono accompagnate nel viaggio da tredici gentiluomini di Gravina e da dieci notabili tarantini e, giunte in città, furono ricevute da monsignor Mirto Frangipane nella chiesa di san Rocco.
Laboratorio di Fumetto
ANIMAZIONE ALLA LETTURA PER BAMBINI
Nei giorni 9-23 aprile e 7 maggio prossimi, dalle ore 15.30 alle ore 18.30, nell'ambito delle attività programmate dal Centro della Cultura per l'Infanzia, si svolgerà un Laboratorio di Fumetto, tenuto dal Dott. Gianmarco De Francisco dell'Associazione culturale "Studio iltratto.com".
Il laboratorio si pone l'obiettivo di percorrere le varie fasi di costruzione del fumetto secondo i procedimenti propri di questo linguaggio: attraverso modalità ludiche si illustreranno alcune tecniche espressivo/artistiche per la narrazione attraverso l'immagine.
L'intento dell'iniziativa è di fornire strumenti per proporre ai bambini/ragazzi un mezzo per sviluppare il gusto per la lettura.Il fumetto per le caratteristiche specifiche del suo linguaggio, affini ad altri modelli comunicativi dei ragazzi e per essere costituito da più codici, linguistici,narrativi,cinematografici, ecc..., ben si coniuga con gli interessi e l'attenzione dei ragazzi e può significare la scoperta/riscoperta del piacere di leggere.
Il gruppo dei partecipanti non può essere superiore a 35/40 unità, pertanto si chiede alle SS.LL, qualora foste interessati, a segnalare il nominativo e a trasmetterlo all'indirizzo di posta elettronica Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., o al n. di fax 099.4581933.
Il laboratorio è rivolto alle insegnanti delle scuole primarie e medie, a genitori ed è gratutito.
Si precisa che si dovrà partecipare all'intero corso. (n. tre incontri).
LA MADRE
Cataldantonio Mannarini, nel poema Glorie di guerrieri ed amanti, narra le imprese tarantine contro i Turchi. Nel 1594, il rinnegato cristiano Sinan Bassà Cicala con un centinaio di navi si presentò nelle acque di Taranto. I corsari assalirono l’abbazia di santa Maria della Giustizia e fecero, poi, vela verso capo san Vito; ma i tarantini non si persero d’animo e, al comando del marchese del Vasto d’Avalos, compirono gloriose imprese sconfiggendo la flotta nemica.
Nel raccontarci questo episodio, il Mannarini si sofferma anche sulle ansie e sulle angosce di una donna prossima a diventare madre la quale, venuta a conoscenza dell’arrivo dei Turchi, piange la sorte del suo bimbo.
A me sarà la vita aspra sciagura
pene senza mai fin, priva d'oblio.
Ma (doglia troppo al cuor gravosa e dura)
che fia di quel ch'è al ventre mio?
Morrà forse qui dentro o uscito infido
del ciel, schiavo n'andrà per altro lido?