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Il giorno 26 luglio 2012 la Regione Puglia, il Ministero dell’Ambiento e della Tutela del Territorio e del Mare, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Ministero dello Sviluppo Economico, il Ministero della Coesione Territoriale, la Provincia di Taranto, il Comune di Taranto ed il Commissario Straordinario del Porto di taranto hanno sottoscritto un Protocollo di intesa.
 
 
 

Allegati

 

pdf Protocollo di intesa

I tesori della Taranto colonia di Sparta, sontuosa capitale della Magna Grecia, sono custoditi nel Museo Nazionale Archeologico.

Una vastissima collezione di ceramiche e terracotte consente una lettura delle tradizioni funebri, dell’arte della guerra, del ruolo dello sport, dei commerci, della cura per l’eleganza nella Taranto antica.

 

ORI

 

Di stupefacente bellezza è la sezione dedicata all’arte orafa della Taranto ellenistica (IV - II sec. a.C.). Fra i numerosi pezzi in esposizione segnaliamo il diadema in oro e pietre dure della tomba di Canosa, gli orecchini a testa di leone, la teca in argento a forma di conchiglia e lo schiaccianoci.

Gli ori di Taranto sono stati esposti con enorme successo di pubblico a Milano, Parigi, Amburgo e Tokio.

La Pasqua trascorsa a Taranto resta indimenticabile. La Settimana Santa è animata da riti cattolici antichi, che da tre secoli si tramandano inalterati e ancora oggi coinvolgono dal profondo dell'anima la città intera. I riti cominciano la Domenica delle Palme con un' asta durante la quale i confratelli delle due congraghe si aggiudicano l'onore di portare in processione le pesanti statue

 

PASQUA

 

Il momento culminante si raggiunge con le tradizionali processioni dell'Addolorata (il Giovedì Santo) e dei Misteri (il Venerdì Santo) che sono una delle tracce della dominazione spagnola nell'Italia del sud. I confratelli sfilano lentamente - fino al'alba - col capo coperto da un cappuccio, i piedi scalzi,trascinando le statue della Vergine Addolorata,del Cristo Morto. Il passaggio de corteo religioso fra due ali di folla è accompagnato da una musica intensa e solenne.

Ostriche e cozze sono da sempre il vanto di Taranto. Il mare, ricco e generoso, è popolato da dentici e orate, cernie, triglie e alici, gamberi e calamari.

I ristoranti tradizionali offrono una cucina gustosa ma leggera, che combina sapientemente i frutti di mare con l'ottimo olio extravergine di oliva tarantino. Piatti tipici come i cavatelli con le cozze, il risotto ai frutti di mare, il pesce e il polipo alla griglia sono accompagnati da squisiti ortaggi mediterranei crudi o cucinati con fantasia.

 

PRODOTTITIPICI

 

Ottima l'unione delle orecchiette con le cime di rape. Particolarmente saporiti sono i pomodori, i peperoni, le melanzane, i carciofi e i legumi, che sapientemente combinati con frutti di mare, pesce e pasta danno alla cucina tarantina un tocco di originalità. Squisite le mozzarelle e le provole fresche.

Arance succose e mandarini profumati, uva dolcissima e angurie enormi non mancano mai sulle tavole imbandite della città jonica.

Il FORTE LACLOS è una testimonianza della presenza napoleonica a Taranto.

Fu costruito nel 1801 sull’isoletta di San Paolo, situata al centro delle tre bocche di accesso a Mar Grande, e cioè di fronte alla città. Terminata, tempora-neamente, l’occupazione delle truppe napo-leoniche il forte cadde in abbandono fino al ritorno (nel 1803) dei francesi a Taranto forti di ben 13.000 uomini. Ma la marcia per arrivare fino in Puglia era stata lunga e faticosa, a molti il duro viaggio costò la vita.

 

FORTELACLOS

 

Fra questi ci fu anche il generale d’artiglieria Pierre Choderlos de Laclos, che morì a Taranto nell’ex convento di San Francesco. Laclos, autore di "Liaisons dangereuses", in punto di morte rifiutò i conforti religiosi e allora si decise di allestire la sua tomba nella piazza d’armi interna del forte, che all’epoca era in costruzione sull’isola di San Paolo.

Nel giro di pochi mesi i francesi andarono di nuovo via da Taranto, per poi tornarvi nel 1806 e restarvi fino al 1815.

L’ultima traccia della sepoltura di Laclos si ha nel 1814, quando il cavaliere Cataldo Galeota nel preventivo per il restauro del forte stima in duecento ducati (su un totale di 416) l’investi-mento necessario per il accomodare la tomba. Ma per odio nei confronti dei francesi pare che i resti del generale-letterato siano stati dispersi in mare.